giovedì 19 settembre 2013

To build a home...

Sigla...



Mi sto rendendo conto di essere diverso. Di prendere coscienza del fatto che da soli si cresce.
Che da soli, in fondo, non si è mai e lo si è sempre.
Quando ci ritroviamo a percorrere un po' del percorso per noi stessi, troviamo altri che lo fanno.
Perciò siamo soli? Sì... e no....

Perché in fondo essere noi stessi significa un po' quello. Accettarsi richiede tempo e lavoro. Non c'è una regola fissa, di certo il viaggio, più o meno simbolico che sia, aiuta.
C'è sempre il rischio di diventare il luogo in cui siamo cresciuti. Rischiamo di diventare ciò a cui siamo abituati, ciò in cui ci ritroviamo. Di diventare le cose che arriviamo a possedere. Di essere un'identità solo se inseriti in quell'unico contesto.

Un po' di epurazione, di catarsi, male non fa. Com'era? Chiudere la porta (dietro di sé, magari), rimuovere la polvere, cambiare musica. Ed ecco che soli, lontani, spogliati dal contesto, ci manifestiamo.
Impariamo a dire un semplice "sì", quando prima avremmo girato in tondo giocando con monosillabi e pretestuosità confuse. Impariamo ad essere vivi in quello spazio e in quel tempo, senza volgere lo sguardo attorno a noi cercando l'approvazione di qualcuno, sperando di compiacere o di non offendere le sensibilità artificiose di chi ci sta accanto.

Tornare a quei bellissimi "sì". Scoprire magari che i tuoi giorni e le tue notti sono magnificamente pieni se volgi il tuo tempo e le tue risorse a beneficio degli altri viaggiatori. Che una volta l'incapacità di dire "no" pesava, greve, perché l'immobilità impediva di tenere fede ad impegni presi per puro spirito di bontà. Ma liberato dalla paura di dire "no", quel "no" non lo dici nemmeno più.

E ti ritornano sorrisi, abbracci, parole di affetto, che in fondo è proprio quello che ci serve per andare avanti con dignità.

Incontri una persona, ti prendi tempo per ascoltarla, guardarla, capirla e vedi che è bellissima, che porta con sé tante di quelle piccole e grandi meraviglie che il tuo unico desiderio è che continui a camminarti accanto. Che possiate imparare più cose possibili, conoscervi, fondere le reciproche esperienze, crescere assieme. Finché il percorso è in comune, almeno.

E ti apri, fai sapere agli altri cosa provi, vuoi che sappiano che fai quel che fai perché vuoi loro bene, perché quello che ti danno, per poco che possa sembrare, è in realtà tutto.
E se qualcuno prende un altro sentiero, sceglie con coraggio di svoltare, ciò che conta è quello che ci ha lasciato dentro e quello che noi siamo riusciti a lasciargli. In realtà non possediamo nessuno. Non è possibile. Siamo soli, ricordate? Quello che possiamo fare è stare vicini, conoscerci, amarci nelle mille varianti che questo sentimento ci offre. Tenendo a mente che amare qualcuno significa anche lasciarlo libero di andare quando è il momento. Ma il bello è che dopo sarà tutto diverso, avrà un nuovo significato. Beh, avete presente, no? Addomesticarsi, la rosa diversa da tutte le altre, il colore del grano...

Non dobbiamo cercare a tutti i costi di fare felice chi ci è accanto, o falliremo miseramente. Non dobbiamo cercare a tutti i costi la nostra felicità, altro fallimento. Se non altro perché è difficile sapere cosa ci renderà davvero felici.
Perciò lasciamoci fluire, cogliamo tutte le occasioni che ci si presentano e tuffiamoci in esse a seconda di com'è la nostra natura.
Se il vostro essere vi spinge a dare, a non risparmiarvi, a dedicare a cuor leggero tempo e risorse a chi ci sta attorno, allora va fatto. E il risultato è inebriante, la sensazione finale di totale appagamento, di pace, di completezza. Insomma, torna molto più di quello che doniamo.

Se per un certo periodo della tua vita ti additano come egoista, ti tacciano di avarizia materiale ed emozionale, beh, forse è vero, no? Ogni momento della nostra vita è come noi lo facciamo. La responsabilità è nostra, così come le scelte e gli errori. Solo nostri.
E se qualcuno non vi accetta, va bene. Magari la cosa vi farà soffrire, ma se si sceglie di vivere intensamente le proprie emozioni, bisogna accettare anche quelle brutte. Che faranno molto più male, tra l'altro. Dobbiamo perdonare e andare avanti, perché siamo tutti ridicolmente imperfetti.

Da tanto tempo avrei voluto essere come sono ora, ma non ce l'ho mai fatta, non ho mai avuto il coraggio e la forza di essere davvero me stesso. Ora posso, ora riesco.


In fondo, non è mai troppo tardi per imparare chi siamo.
Per rimettersi in spalla lo zaino, alzare lo sguardo verso quella che ci sembra la direzione giusta e incamminarci. La strada da percorrere potrà sembrare solitaria, ma solo perché all'inizio è solo nostra.
Di solito non resta così per molto... fidatevi...

:-)

Nessun commento:

Posta un commento