martedì 9 marzo 2010

Shit happens...

Ogni immersione ci lascia qualcosa, non potrebbe essere altrimenti. Dopo ogni tuffo si cresce, si acquisisce esperienza, ci si forma.
Cosa mi ha regalato l'immersione di domenica scorsa? Tanto, tantissimo. Quel "qualcosa" che non ha prezzo, che ti fa capire se il percorso che stai seguendo è corretto oppure va raddrizzato in una direzione piuttosto che in un'altra.

Ho scelto di immergermi con una filosofia ben precisa ed ho voluto fortemente cercare di circondarmi di persone che mi consentissero di crescere esattamente come io desidero. E domenica scorsa ho avuto un piccolo assaggio, un piccolo "test" involontario che mi ha dimostrato che la strada che sto percorrendo è proprio quella che volevo imboccare. Oddìo, avrei preferito non subire una dimostrazione pratica del genere, già ne ero abbastanza convinto, ma come ho scritto nel titolo del post... shit happens...

Guardandomi in giro, ho sempre la sensazione che cose come esercizi, pianificazioni, procedure di emergenza, siano argomenti da relegare in quell'intervallo di tempo che va dall'inizio alla fine di un corso, di qualunque livello esso sia. Poi si va di computer, di attrezzatura costosa, di bibombola belli capienti e ci si sente a posto.
Mi ritengo fortunato, perché qualcuno mi ha trasmesso (a spiegare sono capaci -quasi- tutti, trasmettere è un'altra cosa) l'importanza di considerare l'immersione nella sua completezza, senza lasciare nulla, ma proprio nulla, al caso.
Se alla profondità massima, dopo il punto di non ritorno, un erogatore (di qualità, tra i migliori) andasse in continua e ti svuotasse in un lampo mezzo bibo nonostante una pronta chiusura del rubinetto... e se risalendo, a causa di questo, il gas di fondo non bastasse per le deep stop e per arrivare al gas-shift... beh, potrebbero essere cazzi amari se questa eventualità non fosse regolarmente contemplata tra i vari "e se succede che...?" da considerare in fase di pianificazione.

E' quello che è successo domenica scorsa. Lo spavento c'è stato, vi garantisco che un'esperienza del genere nel buio del lago e con tutta quell'acqua tra voi e la superficie non è per nulla divertente. Ma la paura è stata compensata dalla preparazione, dal sapere cosa fare, dalla consapevolezza che sì, è una situazione di merda, ma che sapevo che poteva accadere, ne abbiamo discusso spesso e provato praticamente infinite volte cosa fare.
Aggiungeteci una fiducia totale nelle persone con cui vi immergete (per inciso...GRAZIE LUCA!!!! ;-) ) e potete precipitare nel mondo del silenzio con quella "consapevolezza" che tanto spesso mi piace citare.

Sono felice, perché ne sono uscito vivo, calmo, arricchito. E con la voglia di continuare a praticare, a visualizzare, ad imparare. Se la fai franca una volta vuol dire che sei ben preparato (e/o molto fortunato), non che sei immortale o il sub più fico del mondo. Anzi, certe esperienze di devono riportare coi piedi per terra, ricordandoti che quello che hai fatto finora è servito, perciò... continua a farlo!!!!

Il nostro è uno degli sport più belli al mondo, perché ogni tuffo è una piccola lezione di vita...

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