"Most people like to own things.
You know, land, luggage, other people. Makes them feel secure. But all that can be taken away.
And in the end, the only thing you really own is… uh… is your story.
And in the end, the only thing you really own is… uh… is your story.
Just tryin' to live a good one."
Già. Cerchiamo di vivere una buona storia. Di poterci guardare indietro soddisfatti.
Che periodo strano... Non posso dire brutto, chi me ne da il diritto. In fondo ho la salute, ho un lavoro, ho gente che mi vuole bene.
E infatti c'è stato il bel week-end a Livorno, con quelle due persone che mi stanno vicino più di quanto avrei mai osato chiedere. Che mi fanno capire che posso fare tanto, che c'è tanto da fare. E io ho voglia di intraprendere nuove strade, ma anche dopo la seconda bottiglia di vino ero comunque cosciente del fatto che ora non è il momento di prendere decisioni. Almeno non quelle decisive (se mi consentite la cacofonia).
Posso permettermi di prendere ancora un po' di tempo, ma non voglio esagerare.
Forse ho intravisto una possibile strada e chissà... dopotutto è quello che sognavo da quando avevo 16 anni, no? Bah, intanto continuo con la mia sad pop music, va'! :-)
E poi la notizia di Emiliano. Cazzo, altra botta. M'ha veramente scombussolato ancora di più quei confusi impulsi neuronali elettrici che chiamo "pensieri".
Ho la fortuna di aver sviluppato un buon rapporto con l'idea della morte, perciò quando ho saputo che un mio coetaneo se n'è andato così, mi sono subito messo a pensare a come ha vissuto, piuttosto che come è morto. Non lo conoscevo un granché, ma dai suoi racconti, da quel che diceva, dalle espressioni che aveva nelle sue foto, dai saluti postumi dei suoi amici su FB mi ha sempre dato l'idea di un ragazzo con una gran voglia di vivere, che se l'è goduta non nel senso epicureo del termine, ma sfruttando il proprio tempo come un dono prezioso.
E così deve essere.
In questo momento sono in una situazione che non ho chiesto. Sono in una condizione in cui non volevo essere. Ma come ben sapete il mio motto è (da oggi pomeriggio ancor di più) parte integrante di me.
"Va tutto bene. La vita non deve essere perfetta. Deve essere vissuta".
Ed è allo stesso tempo un memento e un monito: ricordati di respirare a pieni polmoni qualunque cosa ti succeda, perché ogni boccata, dolce o amara che sia, è comunque ossigeno, forza, energia vitale, crescita.
Un monito perché io ce l'ho una vita, ho la possibilità di scegliere, di andare avanti, lamentarsi per le cazzate è una vana perdita di tempo che lascio a chi ha voglia di buttare nel cesso giorni preziosi.
E perciò
"When it comes your time to die, be not like those whose hearts are filled with the fear of death, so that when their time comes they weep and pray for a little more time to live their lives over again in a different way. Sing your death song and die like a hero going home."
Già. Cerchiamo di vivere una buona storia. Di poterci guardare indietro soddisfatti.
Che periodo strano... Non posso dire brutto, chi me ne da il diritto. In fondo ho la salute, ho un lavoro, ho gente che mi vuole bene.
E infatti c'è stato il bel week-end a Livorno, con quelle due persone che mi stanno vicino più di quanto avrei mai osato chiedere. Che mi fanno capire che posso fare tanto, che c'è tanto da fare. E io ho voglia di intraprendere nuove strade, ma anche dopo la seconda bottiglia di vino ero comunque cosciente del fatto che ora non è il momento di prendere decisioni. Almeno non quelle decisive (se mi consentite la cacofonia).
Posso permettermi di prendere ancora un po' di tempo, ma non voglio esagerare.
Forse ho intravisto una possibile strada e chissà... dopotutto è quello che sognavo da quando avevo 16 anni, no? Bah, intanto continuo con la mia sad pop music, va'! :-)
E poi la notizia di Emiliano. Cazzo, altra botta. M'ha veramente scombussolato ancora di più quei confusi impulsi neuronali elettrici che chiamo "pensieri".
Ho la fortuna di aver sviluppato un buon rapporto con l'idea della morte, perciò quando ho saputo che un mio coetaneo se n'è andato così, mi sono subito messo a pensare a come ha vissuto, piuttosto che come è morto. Non lo conoscevo un granché, ma dai suoi racconti, da quel che diceva, dalle espressioni che aveva nelle sue foto, dai saluti postumi dei suoi amici su FB mi ha sempre dato l'idea di un ragazzo con una gran voglia di vivere, che se l'è goduta non nel senso epicureo del termine, ma sfruttando il proprio tempo come un dono prezioso.
E così deve essere.
In questo momento sono in una situazione che non ho chiesto. Sono in una condizione in cui non volevo essere. Ma come ben sapete il mio motto è (da oggi pomeriggio ancor di più) parte integrante di me.
"Va tutto bene. La vita non deve essere perfetta. Deve essere vissuta".
Ed è allo stesso tempo un memento e un monito: ricordati di respirare a pieni polmoni qualunque cosa ti succeda, perché ogni boccata, dolce o amara che sia, è comunque ossigeno, forza, energia vitale, crescita.
Un monito perché io ce l'ho una vita, ho la possibilità di scegliere, di andare avanti, lamentarsi per le cazzate è una vana perdita di tempo che lascio a chi ha voglia di buttare nel cesso giorni preziosi.
E perciò
"When it comes your time to die, be not like those whose hearts are filled with the fear of death, so that when their time comes they weep and pray for a little more time to live their lives over again in a different way. Sing your death song and die like a hero going home."
E chiudiamo così...
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