lunedì 3 maggio 2010

Knockin' on Haven's door...

No, tranquilli, non c'è un errore di battitura nel titolo. E' già passata più di una settimana, una lunghissima settimana, piena di nuove opportunità, addirittura forse ospite di quel cambiamento che "prima o poi arriva" e che non devi farti scappare. E io non me lo sto facendo scappare.
Forse per questo mi sembra già passato un secolo. Ma la cortina fatta di colloqui, di corsi a Reggio Emilia, di nuovi colleghi e di nuove speranze, non offusca minimamente il ricordo della mia prima passeggiata attorno e dentro al relitto più grande del Mediterraneo... già, proprio lei, la più desiderata da tutti gli appassionati di navi sommerse, sua maestà Milford Haven... difficile descriverla, ma come sempre la subacquea per me è fatta di emozioni in primis, perciò con quelle voglio iniziare, per poi lasciare l'aneddotica nel finale. ;-)

L'emozione di studiare nel dettaglio i disegni del relitto, memorizzando il percorso da seguire. L'emozione di trovarsi per la prima volta a bordo di una barca piena di tech-divers, sulla quale il numero di bombole di fase supera di gran lunga quello degli occupanti. L'emozione dell'attesa in superficie, attaccati ad una cima per non farsi trascinare via dall'impietosa corrente. L'emozione della discesa lungo la cima, velocissimi, per non sprecare preziosissimo tempo di fondo, scoprendo che la visibilità ridottissima ti farà soffrire fino all'ultimo, ritardando insopportabilmente l'incontro con Lei.
Piombare all'improvviso sul tetto della timoniera e, dopo essersi raggruppati, scivolare fuori dal parapetto e cominciare a scendere a spirale attorno al castello di poppa, alto come un condominio di sette piani. L'emozione unica di muoversi in un relitto, non attorno ad esso, di non poter percepire a causa della fitta sospensione dove possa mai essere il confine ultimo di quella città di acciaio. Sentirsi intimoriti da fumaioli alti venti metri, che troneggiano sopra di te come torri di tempi remoti. Scorgere strutture immense piegate dalla furia del fuoco, afflosciate come un giocattolo di plastica bruciato con un fiammifero. Entrare dalle finestre ritrovandosi in sale immense, cercando di immaginare con fatica come e quanto potessero essere riempite un tempo.
Sentirsi minuscoli di fronte alla carcassa di quel dinosauro dormiente, lasciarsi permeare dalla pace che lo circonda, immaginare il suo ultimo sospiro, un enorme sbuffo che ha preceduto il silenzio. Pensare per un breve ma doveroso istante a coloro che hanno condiviso il suo ultimo viaggio, strappati alla vita dalla stessa ferita mortale che ha segnato il destino di quella che, oltre ad essere un magnifico tuffo, resta un'icona quanto mai attuale di quanto noi possiamo influenzare l'ambiente che ci circonda.

L'emozione, in deco, di aver realizzato un piccolo sogno, che coltivavo da diversi anni. Godersi la sensazione che, prima ancora di aver smaltito l'inerte, la voglia di tornarci è già alle stelle!

Ed ecco il nostro team, sbaciucchiato dal sole di una giornata praticamente estiva:

Nella foto manca solo Luca che è scappato poco prima dell'abbondantissimo pranzo a base di pesce e vino bianco, trascorso per lo più a sfottersi goliardicamente a vicenda per famigerate ex-allieve o per disavventure con guidatori di SUV poco educati. Una nota di merito spetta alla lista degli oggetti smarriti tra cui, solo nel nostro team, una maschera e un secondo stadio che ha ben pensato di svitarsi dalla frusta di sua iniziativa(!!!)

NOTA DEL GIORNO: Ci sono poche cose che possono convincere noi lacustri ad imbrattare di sale la nostra amata e complicata attrezzatura tecnica e l'Haven è una di queste. Resta il fatto che sciacquare tutta quella minutaglia è una rottura di palle infinita. L'acqua dolce ci vizia... ;-)

mercoledì 21 aprile 2010

Coccole...

"L'attrezzatura è, per così dire, la compagna ideale del sub amante delle immersioni profonde: gli garantisce l'accesso a un mondo proibito e si pone quale intermediaria fra lui e la natura.
Si avverte un senso d'amore nel modo in cui il sub aggancia, avvolge, fissa e infine veste i suoi ottanta chili di equipaggiamento [...]
"
- Robert Kurson -

E' verissimo... ;-)

lunedì 19 aprile 2010

...e le storie tese

Se ci si pensa, il concetto che si possa sopravvivere respirando qualcosa di diverso da quello che la natura ci ha fornito, in effetti, fa un po' rabbrividire.
Tuttavia c'è da ammettere che ci siamo evoluti (chi più chi meno :-P) respirando quella miscela di gas che la natura ci ha messo abbondantemente a disposizione, ma che nessuno ha mai detto che quella sarebbe stata la miscela migliore per andare sott'acqua... ;-)

Elio, finalmente...

Quel passo che desideravo tanto, ma che ho saputo attendere. Un'attesa più che premiata. Ed ecco che quel leggerissimo gas smette di essere solo la casella in alto a destra nella tavola periodica e finisce nel mio bibo, regalandomi un'immersione nuova, diversa. L'ultima del corso e forse proprio per questo, senza volerlo, un po' più impegnativa a causa della visibilità ridottissima nei primi venti metri (quindi anche in deco) e un buio da notturna da lì in giù.
La novità però non è attorno a me, ma fluisce nei miei polmoni... e finalmente posso godere di persona di tutte quelle belle favole che leggevo nei libri e nei manuali. Lucidità totale, chiara percezione del tempo, consumi sensibilmente inferiori, niente affanno. Ho finalmente avuto a disposizione il 100% di quella padronanza di me che ho allenato così duramente quest'inverno e che ho raggiunto scendendo sempre in aria.
L'ultimo passo che è diventato il primo di un nuovo percorso. Con questo tuffo Walter mi ha fatto capire quanta strada ho fatto finora (tanta, davvero tanta) e al contempo mi ha fatto sbirciare oltre la porta delle possibilità. Infinite.
Avevo iniziato questo (per)corso per trovare il subacqueo che è in me e portarlo a livelli di coscienza e preparazione più alti. Ora quel subacqueo ha una percezione limpida di quello che ha ottenuto e di ciò che ancora deve migliorare. Perciò avanti, caro Ubik, sei sulla strada giusta.
Castelveccana, in una giornata climaticamente molto "scozzese" (vedere foto sotto: aspettavo Nessie da un momento all'altro...) è stata ancora una volta il teatro unico sul cui palco hanno danzato tutte queste emozioni. Quella parete ha qualcosa di magico...

E ora lo sguardo volge sempre più al mare... Milford Haven, esami OWD, (tanti) giretti di piacere nel Parco, weekend spesi tra sole sabbia e tanto tanto azoto... :-D

giovedì 15 aprile 2010

Gaudeamus!!!!!

Ieri sera i miei pupilli dell'OWD hanno superato i tanto temuti quiz!!!!!
Mille complimenti, ragazzi. :-)
Osservarli mentre, concentratissimi, facevano scorrere le matite lungo le righe e le colonne delle tabelle mi ha riempito di orgoglio. E poi, durante le correzioni, sentirli discutere tra di loro con passione di argomenti di cui fino a sei settimane fa non conoscevano nemmeno l'esistenza... che emozione.
Ma soprattutto ti rendi conto di aver fatto un buon lavoro quando, attraverso ragionamenti impeccabili, risolvono dubbi e incertezze tra di loro, senza quasi che tu intervenga se non per dare loro l'imbeccata nella direzione giusta.
Un bel gruppo, eterogeneo quanto preparato e affiatato che, ovviamente, ora non vede l'ora di andare al mare. Come li capisco ;-)
Tra poco il mare sarà popolato da altri 7 affiatatissimi bubble-makers...

Una piccola menzione d'onore va al piccolo Davide, giovanissimo allievo di 4° elementare (!!!) che a soli 10 anni ha affrontato una difficile prova pensata per gli adulti, arrivando alla fine con un risultato strabiliante... e che con una tenerezza infinita mi ha chiesto se quest'estate, almeno una volta, lo raggiungo a Borghetto e lo accompagno sott'acqua... MA CERTO!!!!!

Ricordo che l'anno scorso, mentre si scherzava goliardicamente su tutto quello che gli allievi fanno patire a istruttori e divemaster, un mio allievo mi chiese "perché lo fai?". Beh, ogni giorno mi rifaccio quella domanda ed ogni giorno riesco a darmi una risposta diversa... :-D

mercoledì 7 aprile 2010

La mer... c'est quoi la mer?

Aprire la finestra della cucina e trovare l'orizzone illuminato dal sole. La sabbia fresca sotto i piedi nudi. Lo scirocco primaverile. La gelida risacca che massaggia i piedi. Il sapore dell'aria. Sdraiarsi al sole in costume da bagno. Una spiaggia affollata. Il tempo che scorre più lentamente. Un compleanno da festeggiare. Nuovi vecchi amici che ti aspettano. Litri di birra. La carne che sfrigola sulla brace del bbq. Gente semplice, vera, che ti ricorda che i veri problemi della vita non sono mai più forti dell'amicizia, della voglia di stare assieme, delle risate esplose durante la grigliata di pasquetta. Un abbraccio. Il cielo rosa poco prima dell'alba.

il me manque déjà le son de la mer...

sabato 3 aprile 2010

Alone in the Dark...

Sperimentare per la prima volta l'esperienza del solo-diving è qualcosa di decisamente forte. E' uno di quei punti di non ritorno dopo i quali la visione delle cose cambia.
Un tuffo semplice, in curva, ma con configurazione pesante per settare in maniera definitiva il novo GAV e per praticare un po' di esercizi. Una pianificazione precisa e rispettata nel dettaglio, consumi calcolati con un margine di sicurezza altissimo e valutando OGNI situazione. Un check dell'attrezzatura maniacale.

Tutto cambia se fatto da soli. Ogni movimento, ogni collegamento, ogni chiusura di moschettone, tutto eseguito in silenzio visualizzando il tuffo dall'inizio alla fine. Ripassi ancora una volta il tutto con la faccia immersa nell'acqua gelida per acclimatarti, indossi la maschera e guardi giù e non vedi nulla, perché il temporale del giorno prima ha ridotto la visibilità a poco più di un metro. Conosci il sito ma all'improvviso ti sembra inospitale, insidioso, imprevedibile. L'hai fatto innumerevoli volte, ma chissà perché sgonfiare il GAV ora sembra più difficile.
All'improvviso razionalizzi, diventi pienamente cosciente di ciò che devi fare, "sono ok per scendere? Sì, sono ok per scendere!" e inizi a precipitare.
E la discesa diventa qualcosa di nuovo, di mai sperimentato. Tempo e spazio fluiscono scanditi dalla sospensione che attraversa dal basso verso l'alto il fascio di luce della tua torcia. Per quei secondi sei solo, come non lo sei mai stato: solo con te stesso, col tuo respiro, con le tue capacità, con la tua preparazione, con la tua passione, con quel mondo che tanto ami e che poco fa ti feceva quasi paura. Lasci per un attimo che il buio, la solitudine, il freddo diventino parte di te, te ne nutri, come se l'acqua che ti gira attorno potesse in realtà attraversarti. E' una purificazione: hai lasciato tutto fuori, sulla spiaggia, in macchina, a casa, ti sei portato dietro solo l'essenziale, anzi, l'essenza.
E finalmente, come un'esplosione alla rovescia, ogni frammento torna al suo posto e sei lucido, sei sott'acqua, è ora di cominciare i controlli di routine. Consumi, tempi, profondità, tutto quadra, tutto è sotto controllo. E tutto è meraviglioso. Sai di aver lavorato tanto, di averci creduto. Più che mai ti senti ospite, ti muovi con leggerezza, in silenzio, come per passare inosservato. Giri attorno al relitto di una piccola barca a vela, ma lo guardi da lontano, con rispetto, ti accontenti di intravederne i contorni attraverso l'impenetrabile cortina verdenera.
E' ora di risalire un po' verso la luce, di ripassare un po' di procedure di emergenza, di provare il cambio maschera, facendosi così salutare dall'acqua con quel gelido bacio in mezzo alla fronte, quel bacio che ti disorienta e che ti ricorda che tra te e lei c'è un sottile strato di polimeri plastici, ma che siete stati comunque più vicini che mai.

Lancio il pallone, sto tornando al mondo, alla realtà. Guardo in alto la superficie, mi preparo a bucarla e vedo due anatre che mi passano sopra la testa... assurdo paradosso... sorvolato da due anatre che nuotano. Mi avvicino sempre di più a quelle zampette palmate ed emergo proprio di fianco a loro. Si fermano, mi guardano dall'alto in basso, mi sembra quasi di scorgere un atteggiamento di superiorità nei miei confronti. Via, non è il caso di essere così stizzose. Se fossi stato un alligatore non sareste state così boriose, eh? Poi, per nulla spaventate (forse perché certe della mancanza di alligatori nel Lario) riprendono la passeggiata.

E mentre mi svesto ho solo voglia di tornare là sotto, ovunque sia, accompagnato dalla mia buddy, dal mio trainer, dal mio tech-buddy, dai miei allievi. Perché non è il mio mondo, no... è davvero troppo bello per non essere di tutti.

:-)

lunedì 29 marzo 2010

Snowfun...

Ma quanto è bello sciare...
Ebbene sì, superando ogni aspettativa e contro ogni ragionevole legge newtoniana, ieri mi sono divertito tantissimo! Grazie ad una serie di insegnamenti preziosissimi sono riuscito finalmente a divertirmi sulla neve, ad assaggiare un pizzico di velocità e a capire cosa voglia dire controllare almeno un minimo gli sci, visto che di solito erano loro a controllare me. :-\
E poi il sole, la pista quasi deserta, gli sci paralleli, lo slalom tra i paletti a quella che a me sembrava una velocità folle... :-D

Insomma può sembrare un'esperienza banale, dopotutto un sacco di gente sa sciare, ma per me è stata un'importante conferma di parecchie cose.
...che non è mai troppo tardi
...che non si deve mai decidere a priori cosa ci può piacere e cosa no
...che imparare qualcosa di nuovo è meraviglioso e ti mantiene "vivo"
...che qualunque cosa si faccia, una guida che ti conduca per mano nel modo corretto è qualcosa di molto prezioso
...che quella guida diventa fondamentale quando sei a terra (anche letteralmente) e cominci a pensare che "magari non fa per me... non imparerò mai... e se provassi qualcos'altro?"
...che cadere di faccia (o di culo) nella neve può far male, ma l'importante è riderci sopra, alzarsi e magari cadere un'altra volta, ma pur sempre provandoci.

E dal non voler nemmeno sentir parlare di scarponi, sky-pass e co. ci si ritrova a pensare a dove si potrebbe trascorrere la settimana bianca per la prossima stagione. Dopotutto le gambe non mi fanno nemmeno troppo male e il naso non è poi così rosso come temevo...
:-P



p.s. tranquilli: il prossimo weekend torno al lago ;-)