Il titolo del post doveva essere "Stairway to Haven - take three", ma non è andata. Che volete, pratichiamo uno sport che ci porta a dipendere dal mare, quindi fa parte del gioco che a volte il Mare stesso non sia del tutto disponibile.
Tutto pronto, un assolato ma ventoso lunedì mattina, il solito rilassante e fraterno spirito che aleggia sul ponte del Tressette, un bel gruppo di ben 11 Tek Diver. Attrezzatura pronta, stagne indossate e ben chiuse, addirittura Francesco ed io col bibo già indossato e ben allacciato, ma il nostro buon Mare ha voluto dire la sua e quel vento da nord che non doveva dare fastidio ci ha impedito persino di attraccare al pedagno.
Tuffo abortito. Peccato perché mi sentivo davvero pronto e rilassato. Mi ero preparato, avevo visualizzato bene l'immersione, mi sentivo a mio agio all'idea di immergermi con un nuovo buddy (il Bellini) che sa trasmettere serenità. Ero vigile e calmo, nonostante tutto facesse presagire un tuffo impegnativo viste le condizioni ambientali.
Ma quando Alessio è ricomparso sul ponte dopo i tentativi di attracco e s'è capito che saremmo rientrati in porto, la Family (per usare le parole di Fulvia) ha dato prova di maturità accettando con filosofia la decisione presa dal Capitan Paolo. Non è facile rinunciare ad un'immersione del genere, pensateci: 11 persone hanno preso ferie e permessi per liberarsi il lunedì, alcuni hanno fatto anche parecchi km, lo staff delle Cavallette ha investito nella tratta Savona-Arenzano-Savona e nell'acquisto delle vettovaglie (s'era programmato un full-day con pranzo a bordo). Quindi una scelta difficile, come tutte le scelte che coinvolgono soldi e tempo investiti con sacrificio.
Ma le condizioni erano oggettivamente avverse, soprattutto per una deco così lunga, e il gruppo molto numeroso. Ma la Family non si smentisce: il risultato è stato un piccolo boccone amaro, subito edulcorato dalla convinzione di aver fatto la cosa giusta, dalla triste costatazione che molti avrebbero rischiato comunque e dall'idea che, come sempre in questi casi, si finisce per cercare conforto sfilando le gambe dalla muta e infilandole sotto ad un tavolo.
Risultato: la President, il First-Gentleman (se sa che lo chiamo così sono morto :-D), il Bellini ed io attorno ad un tavolo con vista mare, godendoci la giornata libera, costruendo comunque qualcosa, come sempre accade quando si è a tavola con persone così competenti e preparate.
E vista la situazione, uno degli argomenti principali è stato proprio il numero un po' troppo alto di incidenti subacquei di quest'anno, di quanto il ricorrere degli stessi sia in qualche modo ciclico e della responsabilità che abbiamo noi Professional in tutto questo. Il punto che più mi ha toccato è stato proprio quello: spesso la colpa è nostra (generalizzo di proposito), perché se tutto fila liscio ecco che abbassiamo la guardia, ecco che non ripassiamo più esercizi e procedure, ecco che non siamo più preparati e non ci rendiamo conto di non saper reagire prontamente ad un problema. Ecco perché dobbiamo tenere a mente quale sia il lavoro che abbiamo scelto di fare, tenere a mente che se siamo circondati da neo-Open, da gente poco allenata o con poca esperienza, non possiamo pensare di andare a fare una passeggiata di piacere, ma dobbiamo sforzarci di tenere gli occhi aperti e la mente sempre accesa. Oltre che obbligarci ad una visualizzazione continua e ad un ripasso fisico di tutte le belle cose che abbiamo imparato negli anni.
Il bello della Family è questo. Se sei dei nostri non è mai tempo perso.
Ora posso dedicarmi al 100% alla preparazione dell'ormai imminente viaggio-avventura nel nord-ovest della Tanzania, con tanto di tenda e sacco a pelo. E intanto un pensierino va a fine ottobre, quando di Family potremo farci un'overdose!!!! :-)
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